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COVID-19 I Test Sierologici: uno strumento importante

COVID-19 | Test Sierologici: uno strumento importante se condiviso con la ricerca scientifica
Intervista al Prof. Alessandro Baj

Screening epidemiologico finalizzato alla validazione e al supporto di Protocolli Scientifici di Ricerca Universitaria.

I test sierologici servono a dirci chi ha sviluppato le difese immunitarie e chi, invece, è ancora disarmato. In sostanza i test servono ad individuare tutte quelle persone che sono entrate in contatto con il virus anche inconsapevolmente. In sintesi e banalmente l’indicazione che emerge dal sangue prelevato e analizzato è la seguente: se gli anticorpi ci sono il test sarà positivo, se non ci sono il test risulterà negativo.

E cosa significa?
Chi ha gli anticorpi (IgG) probabilmente non potrà più contrarre il virus?

In linea di principio sì, ma la scienza attualmente non è del tutto concorde nel dare questa risposta, perchè non in tutti i pazienti la reazione anticorpale è sufficiente. Al momento il dato certo per il paziente che si sottopone ad un test sierologico è il seguente: in presenza di esito negativo, in quel momento, il soggetto analizzato con grande probabilità non è contagioso, quindi viene esclusa l’incertezza di essere potenzialmente ed inconsapevolmente contagiosi in quanto asintomatici.

Ritiene utile quindi sottoporsi al test sierologico?

A mio avviso è utilissimo purchè questi dati siano raccolti e quindi afferiscano a protocolli di ricerca medico-scientifica; infatti diversamente si rischia solo una dispersione inutile di dati che invece sono importantissimi nel momento in cui vengono analizzati e raccolti con una finalità di ricerca medico scientifica con utili ricadute sociali.
Gli studi fin qui svolti su questo nuovo virus hanno già confermato che molte persone hanno o contratto la malattia senza avere alcun sintomo manifesto o sviluppato sintomi molto blandi che quindi, per gli ovvi motivi di congestione sanitaria che abbiamo visto e vissuto, non hanno potuto essere registrati e valutati dai sanitari.

 

 

L’importanza di far pervenire questi dati ai ricercatori universitari che si stanno concentrando sullo studio di questo virus è assoluta per molteplici motivi:

1. Non disperdere dati utilissimi alla ricerca medica

2. Dare la possibilità di definire una proiezione statistica, dopo aver analizzato qualche migliaio di campioni, su come e quanto realmente si è diffuso il virus sul territorio

3. Ottenere un concreto dato epidemiologico per comprendere in quale percentuale la popolazione ha sviluppato l’anticorpo.

4. I dati derivanti dai test sierologici che convergono all’interno di un protocollo universitario clinico di ricerca acconsentiranno di conoscere la reale letalità della malattia, la diffusione geografica e la diffusione nelle diverse fasce di età e nel caso specifico dello studio in questione; l’efficacia dei protocolli di protezione applicati negli studi medici. Indicazioni utili per pianificare quando, come e quanto allentare le misure restrittive e soprattutto affrontare più preparati il domani.

Se così svolti, cioè se inseriti all’interno di una ricerca scientifica, i test sierologici applicati al coronavirus assumeranno una importanza sempre più rilevante nella pianificazione del post lock-down in quanto questi dati, convogliati e fruibili dai dipartimenti universitari che si stanno occupando di questo virus, permetteranno di dare nuove è più precise risposte ai mille interrogativi che tutt’ora permangono su questa materia.

Grazie a queste analisi sarà possibile conoscere la reale letalità della malattia, la diffusione geografica e la diffusione nelle diverse fasce di età e l’efficacia di talune misure nel difendersi da eventuale contagio. Indicazioni utili per pianificare quando, come e quanto allentare modificare e ridurre le misure restrittive. Concretamente questi risultati di ricerca consentiranno, mediante dati certi, alle autorità che dovranno stabilire le nuove linee comportamentali collettive di commisurarle con migliore adeguatezza e opportunità sociale.

Prof. Alessandro Baj
*Professore Associato
Dip Scienze Biomediche,Chirurgiche e Odontostomatologiche Università degli Studi di Mlano
*Dirigente Medico di I Livello UOC di Chirurgia Maxillo-Facciale
IRCCS Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
* Responsabile del Centro di Riferimento per la Chirurgia Oncologica, Plastica e Ricostruttiva testa e collo
IRCCS Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano

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